Monochromatic System: Something To Die For

Monochromatic System. Un'altra metal band italiana all'esordio. Ed anche se il rodaggio è da completare Something To Die For è un album che vale la pena di ascoltare

Monochromatic System

Something To Die For

(CD, Respira)

nu-metal, hardcore

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monochromatic_system_something_to_die_forSomething to die for, album d’esordio dei salernitani Monochromatic System, è davvero qualcosa per cui morire? Forse per Federico Palladino (voice), Emanuele Trevisant (guitar), Antonio Maglio (bass) ed Angelo Izzo (drums) sì. E per noi ascoltatori?

Se dovessi parlare dell’impressione immediata direi che avrei preferito non ascoltare, al primo secondo, Jeff Bukley, sussurrarmi “Hallelujah” nelle orecchie. Specie quando la voce del suddetto è totalmente distorta e seguita da strani rumori che poco hanno da spartire con la seconda (decisamente migliore dell’intro) track War.  Track in cui troviamo doppia cassa e batteria a spron battuto. Parti vocali con un ottimo growl. Meno ottimo il cantato. E’ un susseguirsi di attimi concitati, che trovano il loro momento celebrativo nella, forse, più “tragica” quinta traccia I Know. Ed è dopo questa che Disturbed, con lo stesso stile della intro, dovrebbe (teoricamente) farci riprendere un po’ di respiro.

Io avrei preferito rimanere in apnea.

Respirazione a parte, una cosa salta subito all’orecchio. Questi quattro ragazzi sono insieme dal non molto lontano 2006. Solo tre anni, spesso, non sono abbastanza per raggiungere una così evidente consapevolezza.

E’ vero, l’album strizza l’occhio a band come Pantera e Slipknot e da l’impressione di mancare un po’ (troppo) di personalità. Di rabbia e passione ne hanno da vendere, infatti, e questo non si può non apprezzare. L’impatto è notevole e possente. Probabilmente il problema sta proprio qui. Tante energie per cercare di investire con un sound molto duro chi si trova sulla loro strada. Missione compiuta, ma quante ne rimangono per caratterizzarlo? In ogni caso, le premesse sono buone. L’album è, nonostante tutto, molto meglio di tanti altri che popolano la scena italiana in questo momento.

E spero sia abbastanza.

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