Mellowtoy: Pure Sins

Terzo studio album per i Mellowtoy, la band italiana che si lascia alle spalle le sonorità dei precedenti lavori per abbracciare un "nuovo" hardcore tutto da ascoltare

Mellowtoy

Pure Sins

(CD, Bagana Records)

metal, hardcore

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mellowtoy-puresinsLo scetticismo mi ha pervaso nel momento in cui premevo il tasto “play” del mio lettore musicale. Scetticismo che nasceva dal fatto di non aver particolarmente amato, in passato, questa band che, invece, riscuoteva un discreto successo. Successo che ha portato i nostri Mellowtoy in giro per l’Europa e ad aprire concerti di artisti come (ad esempio) HIM e Papa Roach fino alla consacrazione al Gods Of Metal nel 2006.

Ed ora, con il loro terzo album Pure Sins tra le mani, non so bene cosa aspettarmi.

E’ The Antagonist a darci il benvenuto nella loro nuova casa. Otto secondi quasi alla Pepe Deluxe e poi una scarica di adrenalina. Cantato struggente, scream e growl da manuale. Bodywork,subito dopo,ci offre un aperitivo a base di riff di chitarra come James Root e Mick Thomson insegnano. E poi un pasto che sazia. Orecchie e non solo. Ogni singolo gusto per dieci, succulente tracce. E non c’è solo potenza ma anche momenti a tensione zero, quando le melodie si fanno più tranquille e calme.

Ma cosa è successo? Questi non sono i Mellowtoy che ricordo io. Non c’è più traccia delle loro vecchie tendenze nu-metal. Questo è hardcore. Quindi? E’ successo che la band si è stravolta. Un cambio radicale nella line-up con un nuovo chitarrista, una nuova voce e, ospite d’eccezione, un batterista che, da solo, riempirebbe una stanza. E parlo di Daray Brzozowski (Vader e Dimmu Borgir). Tutto condito dalla presenza di Alessandro Ranzani (Movida), Fedi (Cataract) e dalla produzione artistica curata da Alex Azzali (Ancient, Cataract, Behemot…)

Insomma, quando si dice che i cambiamenti non sono un male…anzi.

Una considerazione a parte, invece, va fatta per la cover dei The Cure, Lullaby. Niente male anche se, ascoltato il resto dell’album, credo che avrebbero potuto fare molto meglio. Quantomeno qualcosa che non sembrasse cantata da un complesso di liceali.

In conclusione, una band degna di ogni rispetto. Un album che consacra la maturità compositiva e musicale di questo gruppo di cui, sicuramente, sentiremo parlare.

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