Marissa Nadler: Little Hells

Non è difficile trovare la bellezza nei momenti di gioia e felicità, ma ci sono artisti in grado di farlo anche nei momenti più neri..Marissa Nadler è una di loro..

Marissa Nadler

Little Hells

(Cd, Kemado Records)

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sticksArrivata al suo quarto album, Marissa Nadler dà prova di estrema intimità con lo splendore del dolore e della sofferenza, trovando innumerevoli modi per coinvolgere l’ascoltatore senza mai risultare monocromatica.

“Per quanto riguarda i testi, penso di aver raggiunto un livello di onestà e sincerità nuovo. Senza arrivare a confessioni vere e proprio, credo che le canzoni di questo album siano molto forti dal punto di vista emotivo, più profonde di quelle scritte in precedenza.”

Marissa Nadler è tutto tranne che ordinaria. Il suo timbro vocale altro e squillante, i suoi testi degni eredi del miglior Edgar Allan Poe e la vena folk che percorre ogni sua composizione, la rendono una formidabile combinazione di elementi tanto diversi quanto perfettamente compatibili.

Little Hells è diverso. Little Hells è come quello spezzone di The Ring in cui la ragazzina esce dallo schermo ed è solo allora che ci si rende conto di quanto sia davvero forte e pericolosa. Se negli album precedenti (Ballads Of Living Dying del 2004, The Saga Of Mayflower May del 2005 e Songs III:Bird On The Water del 2007) i sogni più oscuri di Marissa prendevano vita in onde dissonanti ed eleganti giri di parole, ora si concentrano tutti in energia pura e in testi belli e struggenti, come proiettili di diamante.

L’album si apre con Heart Paper Lover ballata evocativa di un fiume che scorre nascosto e protetto dalla nebbia di tempi antichi. Ninfe e creature nascoste tra le fronde, tocchi d’arpa e corde di chitarra verso la calda apertura finale. Rosary ha il sapore degli anni ’50 e ’60, dei vecchi jukebox e delle gonne a ruota così come il tocco delle ambientazioni di Tim Burton. Mary Come Alive è costruita sul ritmo disorientante di batteria, leggera e mai invadente che si lega all’elettronica della tastiera e alle voci sdoppiate, come se a cantare fossero leggeri essere eterei. La traccia che da il titolo all’album, Little Hells, è onirica, versione acustica con il solo accompagnamento della voce che risuona in una stanza senza pareti e si sintonizza sulle stesse corde di organo e piano. The Hole Is Wide scivola tra due soli accordi di piano, una spirale discendente in cui la protagonista viene lasciata sola dall’uomo che ama e cade. Cade in un abisso straziante e malinconico, incessante nella sua discesa eppure, in tutto questo turbinio incessante la dignità personale non viene mai a mancare. River Of Dirt è la vera perla di quest’album, la canzone che ti rimane in testa una volta spento il lettore mp3: viva e vivace, quasi galleggiante nelle sue sfumature country ed indonesiane, morbida e sensuale come ballerine coperte di fiori che intonano aloha. Loner è la seconda faccia della medaglia, aliena con l’organo in sottofondo, prende la forma di una maledizione lanciata da una strega antica. La stessa strega protagonista di Mistress, gran finale che ha per oggetto l’addio alla miseria spirituale.

Un’artista completa, una voce che sa emozionare e scavare dentro, nei meandri che teniamo nascosti per portarli alla luce, ma sempre senza giudicare o condannare. Il saper trovare la bellezza anche nei momenti peggiori, il saper trasformare la malinconia in speranza senza lasciar spazio alla commiserazione. È questo che regala Marissa Nadler, un essere etereo e soave.

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