Interpol: Interpol

Gli Interpol giungono al loro quarto lavoro e ritornano alle sonorità degli esordi. Album omonimo che alterna momenti più rock a momenti cupi ed oscuri e che accontenterà anche i palati più fini

Interpol

Interpol

(Cd, Soft Limit/Matador)

indie rock, new wave, post punk

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interpol recensione cd omonimo 2010Gli Interpol, formatisi nel 1997 a New York City, presentavano come membri solo due elementi: Greg Drudy e Daniel Kessler (quest’ultimo tuttora nella band). Dopo diversi progetti espletati sotto forma di Ep, vennero reclutati Sam Fogarino e Paul Banks che, insieme a Kessler ed a David Pajo (ex Slint, ex Tortoise, con gli Interpol da pochi mesi) e Brandon Curtis (questi ultimi due solo nei live), deliziano il pianeta a suon di atmosfere new wave che a tratti ricordano molto i Joy Division.

Il primo album ufficiale Turn Of The Bright Lights uscì nel 2002 e trascinato da singoli come PDA e Obstacle 1 , raggiunse la 5° posizione nella classifica degli album indie stilata da Billboard.

Nel 2004, arrivò il secondo album Antics, volato in vetta alle classifiche indie grazie anche a veri e propri anthems rock come Evil, C’mere e Slow Hands.

Nel 2007, il salto fra indie e mainstream con l’album Our Love To Admire, fece loro conquistare la prima posizione in Irlanda e Messico, la seconda in Uk e tante posizioni di vertice fra le charts degli album migliori dell’anno. Il primo estratto dall’album The Heinrich Maneuver venne utilizzato per un episodio di The Hills su MTV e da qua ad arrivare ad essere opening act del 360° Tour degli U2, fu un attimo.

Ora, dopo 3 album, diversi Ep e un album solista di Paul Banks sotto lo pseudonimo Julian Plenti (2009), gli Interpol tornano con l’album omonimo che ci riporta alle sonorità degli esordi.

Interpol è un album non facile da assimilare; probabilmente avrebbe richiesto una disposizione diversa delle tracce, ma una volta compreso, non si toglierebbe più dal lettore.

Si parte con Success, classica ballata stile Interpol con il timbro cupo di Paul Banks che inizia ad emozionare, come nella seguente Memory Serves, ancora più cupa della prima traccia.

Con Summer Well arriva la prima sferzata di energia. Le sonorità si rifanno più vicine agli ultimi album della band, ma è con i due brani successivi (primi estratti dall’album) che ci torna alla mente perchè amiamo così tanto il gruppo.

Lights è il classico anthem targato Interpol. Saliscendi di armonie e di ritmi, con Banks che incalza e ci rapisce sempre più istante dopo istante fino alla fine del brano fra riff di chitarre elettriche e quel “that’s why i hold you dear” che si ripete ciclicamente.

Barricade, singolo attualmente in heavy rotation su molte radio indipendenti, potrebbe essere quello che The Heinrich Maneuver è stato per l’album precedente. Riff orecchiabile che non attende altro di essere cantato a squarciagola nella purtroppo unica data italiana che vedrà gli Interpol esibirsi il 17 novembre al Palasharp di Milano.

Always Malaise (The Man I Am) è uno dei brani più tenebrosi e oscuri dell’album.

Con Safe Without torna l’incalzare delle chitarre elettriche, anche se molto frenate e malinconiche.

Try It On, uno dei pezzi migliori dell’album, incanta con un giro di octaver piano che apre il brano e si ripete in loop per tutta la durata dello stesso. Cantato suadente e ritmo crescente rapiscono fino alla chiusura più elettronica in dissolvenza.

L’album si chiude con All Of The Ways, caratterizzata da un cantato al limite dell’angoscia e l’altrettanto cupa The Undoing.

Un album che sicuramente piacerà ai fan più accaniti degli Interpol e che forse farà storcere il naso ai fan dell’ultima ora. Una volta metabolizzate le atmosfere rarefatte del nuovo lavoro sarà però impossibile separarsene.

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Fabio Busi
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