Gifts from Enola

Il quarto album dei Gifts from Enola coniuga sapientemente post-rock ed intrecci progressive. Con un tuffo nel passato...

Gifts from Enola

s/t

(Cd, The Mylene Sheath)

post-rock

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I Gifts from Enola tornano ad un solo anno di distanza dal precedente lavoro e lo fanno con un album omonimo.

Si comincia con una doppietta che immerge il sound nel primo post-rock anni ’80. Lionize e la successiva Dime and Suture escono leggermente dagli schemi compositivi di tutto il lavoro grazie all’impatto decisamente più easy di quello che ci si aspetta.

Poi è la volta di Alagoas con il suo passo progressive ed un lungo drappo psichedelico che accompagna l’ascoltatore lungo tutto il cammino, incontrando per strada Pink Floyd a braccetto con gli ISIS.

La parte finale dell’album è sicuramente quella più complessa che riassume quanto ascoltato fino ad ora. Si viaggia lungo un fiume in piena, all’interno di un calderone post tra divagazioni circolari e matematiche, influssi psichedelici e bordate rock. Sicuramente non ci si annoia, acquisendo di nuovo, ma solo in parte, quel sentore di sperimentazione perso per strada.

I Gifts from Enola ci sanno fare e durante tutto l’ascolto il primo nome che viene in mente è quello dei The Mars Volta ed il loro virtuosismo a tutto campo, ma in questo caso mai troppo complicato e di facile assorbimento. Le cinque tracce scorrono via velocemente, nonostante si propaghino per non meno di sette minuti ciascuna, complice anche il suono tondo e corposo basato su una produzione cristallina.

Il tentativo di catturare tutta l’intensità dei loro live show e di riportarla in un lavoro in studio è riuscita pienamente, ma qualcosa (di molto piccolo) è stato lasciato inevitabilmente per strada.

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Vincenzo Riggio
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