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babyscreamers: recensione di Peek-a-boo

Garage Punk diretto con inedite sorprese è ciò che promette il nuovo album dei babyscreamers, Peak-a-boo.

babyscreamers

Peek-a-boo

punk-rock

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Un DIY in piena regola di quelli che riportano alla mente la scena alternative a cavallo tra gli anni ’80/ ’90 è la proposta dei babyscreamers, trio alternative punk rock, giunti alla loro quarta fatica discografica, orgogliosamente autoprodotta.

Peek-a-boo è un lavoro scarno e potente, in cui protagonista è la linea di basso, oscura quanto basta ad omaggiare i Wire ed avvicinarsi all’hardcore.

Si evidenzia subito da Love me la direzione in cui il trio marchigiano porterà l’ascoltatore, esplicitando, come cifra stilistica, velocità ed immediatezza in cui la parte garage si amalgama perfettamente al punk rock proposto dal trio marchigiano.

Una manciata di canzoni in cui lo stile si solidifica e mantiene alta la curiosità, per arrivare a quello che è il vero spartiacque, non solo di Peek a boo ma di tutta la produzione della band.

Ogni volta, singolo scelto per la promozione dell’album, e Olli, sono l’esperimento in italiano di Roberto Quercetti e sodali, un esperimento sfrontatamente pungente dove emergere il sottobosco underground italico, formativo e ispiratore, riuscendo a mantenersi fedeli alla linea dell’album e del gruppo stesso.

Sicuramente un balzo in avanti per i babyscreamers, che propongono non solo punk rock venato di garage ma anche episodi funk, con l’ottimo inserimento di fiati, mescolando generi diversi ma ben inseriti e coerenti tra loro, osando con l’italiano e creando così un amalgama di contaminazioni che pongono buone basi per esplorare ancora di più nel prossimo lavoro.

 

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Monica Terragni
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