Van Halen: recensione reissue remastered disco omonimo

Van Halen, 1978, edizione remastered del primo album dei Van Halen, anche in versione boxset. Presto il resto del catalogo

Van Halen

s/t

(Warner Music Ent.)

rock

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Van Halen remasteredMeno male che ogni tanto esce qualche versione remastered ad allietare questa scialba era digitale. Stavolta tocca a una delle band che hanno fatto la storia del rock moderno. Per intanto ci servono come antipasto il loro primo album omonimo Van Halen (1978) e come dessert  1984 (del 1984 appunto), l’ultimo prima dell’uscita dalla band di David Lee Roth.

I due titoli sono disponibili anche in un box-set che include Tokyo Dome Live in Concert, l’album registrato dal vivo il 21 giugno 2013 durante il loro ultimo tour.  Ma ben presto sarà disponibile tutto il resto del pasto. Gli altri album della prima era saranno infatti sul mercato a breve. E precisamente stiamo parlando di: Van Halen II (1979), Women and Children First (1980), Fair Warning (1981) e Diver Down (1982).

Chris Bellman è il mastering engineer che si è chiuso nei Bernie Grundman Mastering Studios e, attingendo direttamente dalle registrazioni originali, ha compiuto questa sorta di resurrezione.

Ma perché bisognerebbe acquistare queste riedizioni?

È presto detto: perché la qualità della masterizzazione ha compiuto, e continua a farlo, veri e propri passi da gigante. Non tutti i CD che si acquistano sono uguali, come la maggior parte delle persone purtroppo crede. Al contrario, tra uno e l’altro, ci possono essere differenze abissali. Per chi fruisce la musica in MP3 o con degli stereo di fascia medio-bassa, la novità più apprezzabile sarà certamente una qualità sonora più definita e un ascolto più ”forte”. Per quelli che hanno un impianto hi-fi degno di tale nome, invece, sarà come cambiare pianeta.

Cosa dire di questo primo album della band americana? Francamente, quando un lavoro si apre con Running with the Devil, Eruption e You Really Got me c’è poco da scrivere. La chitarra di Eddie Van Halen è sbalorditiva, la performance vocale di David Lee Roth è istrionica, entrambe imperversano intrecciandosi in un delirio di piacere per l’udito sulle ritmiche pulsanti di Alex Van Halen e Michael Anthony (all’epoca al basso).

Ma non sono certo io a dover dire oggi quanto sono bravi i Van Halen. E infatti non lo farò, anche perché sarei così sfacciato da strapparmi la camicia del critico per mostrare orgoglioso la t-shirt del fan incallito. Poi me la legherei intorno alla fronte come nella migliore tradizione e inizierei a scatenarmi in salotto su Ice Cream Man con la stessa sana pazzia di Dewey Finn (alias Jack Black) in School of Rock, avete presente?

Dall’alto della mia mezza età posso solo tentare di mantenere un certo contegno e sperare di essere letto da quanti più ragazzi possibili per consigliargli di mettere sotto carica l’iPod imbottito di file di boy-band e, per una volta, di provare ad ascoltare una men-band. Perché, credetemi, è tutta un’altra cosa. E poi questa versione rimasterizzata. Sarà il vostro primo orgasmo.

 

 

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