M.E.I.
Faenza, 28 – 30 novembre 2008
In questi ultimi anni, la discografia italiana e internazionale ha subito rivoluzionari cambiamenti. Il M.E.I. ha saputo cambiare e migliorarsi, confermandosi come un punto di riferimento stabile nella musica indipendente.
Il M.E.I. dà ai giovani artisti la possibilità di farsi conoscere da pubblico e discografici attraverso esibizioni live e l’attribuzione di alcuni premi, come il Pimi, Premio Italiano per la Musica Indipendente, e il Pivi, Premio Italiano per il Videoclip Indipendente
Anche quest’anno il M.E.I. si presenta immutato nella sostanza, ma arricchito di nuove iniziative.
Ce ne parla l’organizzatore stesso, Giordano Sangiorgi.
RockShock. Alla luce dei grandi cambiamenti nel settore musicale, sia dal punto di vista della distribuzione che dal punto di vista della fruizione, qual è oggi il ruolo del MEI?
Giordano Sangiorgi. E’ quello di essere passato dall’era dei fax e del cd all’era di Facebook e della distribuzione on line con un ricambio generazionale e produttivo straordinario. Ma contemporaneamente di avere attirato anche le tipicità della musica italiana come gli strumenti musicali realizzati dai nostri artigiani. Tradizione e innovazione insieme, un bel risultato.
RockShock. Il MEI nel corso degli anni è cresciuto, fino a diventare un punto di riferimento per tutti gli amanti della musica. In che cosa il MEI si è evoluto dalle prime edizioni?
Giordano Sangiorgi. E’ stato capace di aprirsi a tutte le produzioni indipendenti nazionali e regionali senza discriminare nessuno così da fotografare al meglio tutte le novità produttive della nostra musica. E’ questo che l’ha fatto crescere: la forza di non rinchiudersi in una nicchia consolatoria autoreferenziale che ti inaridisce ma di aprirsi e confrontarsi con tutti gli altri generi: dal pop al rock, dall’hip hop al jazz, dal folk al punk, dal metal alla dance, dalla musica d’autore alla musica world , dall’elettronica alla dance fino a tutti i generi delle produzioni indies.
RockShock. Una delle grandi novità del MEI di quest’anno è l’attenzione al folk e alla musica multietnica presente nel nostro territorio. La nostra società è ormai diventata multiculturale: questo fenomeno ha avuto incidenze significative anche sulla produzione musicale italiana?
Giordano Sangiorgi. Per fortuna sì. Ci sono i giovani di seconda generazione come Amir nel rap che fanno parte integrante del panorama musicale italiano pur essendo figlio di genitori immigrati ma nato in Italia. Come lui oramai ce ne sono tantissimi che escono dalle nostre scuole medie superiori e fanno la nuova colonna sonora del nostro paese. Ma per fortuna con lui ci sono anche figure come Davide Van De Sfroos capace di fare una musica multiculturale capace di coniugare la nostra musica con il dialetto delle regioni altrimenti destinato a scomparire, nel suo caso il dialetto lombardo. Ecco due casi virtuosi di produzioni italiane “world”che meritano di essere valorizzate. Tra le tante abbiamo deciso di premiare quest’anno con il patrocinio di Amnesty International la Banda di Piazza Caricamento, orginaria di Genova, che ha musicisti provenienti dai cinque continenti presenti nel suo disco Babelsound prodotto dalla Promo Music di Bologna insieme al progetto di Riddim a Sud di Teresa De Sio che ha saputo coniugare folk, reggae e nuova musica emergente italiana in modo straordinario!
RockShock. … e poi c’è un’intera sezione dedicata all’elettronica e ai dj set ….
Giordano Sangiorgi. Devo dire che questo è un settore da sempre forte in Italia. Siamo tra i principali produttori di musica elettronica e dance nel mondo e la esportiamo. L’Associazione dei Dj italiani e la Minus Habens si occupano di questo aspetto al Mei anche con un incontro che parla di nuove licenze Siae per i dj, veri e propri nuovi produttori musicali.
RockShock. Uno dei temi del MEI di quest’anno è il Sessantotto. In che modo verrà ricordato?
Giordano Sangiorgi. Con Mario Capanna ci interrogheremo sulle eredità di quell’importante movimento con gli interventi di personalità provenienti da diverse culture. Per la parte musicale vi saranno poi addirittura due opposti punti di vista: quello di Enrico De Angelis, tra i promotori del Premio Tenco, che ci racconterà della musica legata al ’68 e quello del giornalista Franco Zanetti che dichiara che nel ’68 in realtà i giovani ascoltavano “Ho scritto t’amo sulla sabbia”, l’hit dell’estate in testa alle classifiche. L’importante sarà trarre spunti per il futuro più che la voglia di guardarsi indietro, magari rilanciando quelle che possono essere le battaglie di oggi ereditate dal ’68. Una è certamente quella contro gli OGM che vede Mario Capanna in prima fila, mentre Giulio Casale porta il ’68 in teatro e ce ne sarà uno spunto in questo convegno di apertura di sabato 29 novembre alle ore 9 che invitiamo tutti a venire ad ascoltare.
RockShock. Dal vostro punto di vista privilegiato, avete identificato un trend caratteristico della produzione indipendente italiana?
Giordano Sangiorgi. Intanto che la produzione degli indipendenti in Italia rappresenta oramai il 90% dei titoli della discografia pur avendo il 25% del mercato. E’ qui l’innovazione della musica italiana, anche perchè le major pubblicano oltre il 60% di dischi con brani di repertorio. Sono gli indipendenti il futuro della nostra musica se non vogliiamo rimanere schiacciati dalla omologazione e globalizzazione musicale. E meritano di essere incentivati e sostenuti come il cinema italiano.
In questi anni abbiamo visto un grande sviluppo dell’hip hop e del jazz nella produzione italiana indipendente, una messe di proposte di giovane musica d’autore di grande livello che meriterebbe più spazio, magari quello lasciato dai vecchi e tradizionali cantautori che potrebbero lasciare più spazio ai giovani, ma soprattutto una grande maturità da parte dei gruppi della nuova scena musicale italiana degli ultimi 15 anni: Capossela, Subsonica, Baustelle, Carmen Consoli e tutti gli altri, sono questi oramai i nomi della nuova musica ufficiale italiana anche se continua ad essere tenuta ai margini delle grandi kermesse televisive, a sottolineare quanto sia stata improtante la rivoluzione indie musicale nata prima alla fine degli anni ’70 tra Firenze e Bologna con i LItfiba e gli Skiantos e risorta poi nei primi anni ’90 con il mitico disco hip hop degli Isola POsse All Stars “Stop al Panico” e gli Onda Rossa Posse di “Batti il tuo tempo”.
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