Iron and Wine: Kiss Each Other Clean

Tra folk e richiami tribali Iron & Wine scrive l’ennesimo capitolo del folk americano in melodie delicate e testi ammonitori. La conferma della grandezza del cantautore statunitense in dieci tracce tutte da scoprire.

Iron and Wine

Kiss Each Other Clean

(Cd, 4AD)

folk

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Recensione Iron and Wine Kiss Each Other CleanDopo quattro anni di silenzio torna Iron and Wine, che con il Kiss Each Other Clean ci regala l’ennesimo condensato di folk americano arricchito al contempo di elementi nuovi e tribali.

Iron and Wine, all’anagrafe Sam Beam, è un cantautore statunitense famoso per il suo folk delicato e sognante. Nel 2007 pubblica il suo terzo album, The Sheperd’s Dog, e poco più tardi la canzone Flightless Bird, American Mouth viene inserita nella colonna sonora del primo film della fortunata saga “Twilight” portando Iron & Wine alla attenzione delle masse. Con il quarto album difatti (coincidenza o no, chi può dirlo) avviene il cambio di casa discografica e dalla Subpop passa alla 4AD, un caposaldo della distribuzione mainstream.

Lo stile resta lo stesso, arrangiamenti folk e il piano accompagnano una buona parte dei brani, il suono è morbido e solare, ma le parole di Beam risuonano come una denuncia contro quelli che sono i nuovi amori, per meglio dire ossessioni, della società.

Walking Far from Home apre l’album con cori accavallati a synth che culminano in un finale delicato e sognante. La stessa delicatezza è ravvisabile in brani come Tree by the River e God Bless Brother in Love, in cui il piano intesse le melodie di country soul corale e impalpabile. Come già accennato accanto alla tradizione folk compaiono percussioni, flauti, synth e sonorità tribali, come nella godibilissima Rabbit Will Run, nella quale la voce di Beam è accompagnata da marimba e tamburi. Necessario citare inoltre la solare Monkey Uptown, in cui gli strumentisti si lanciano in assoli e intrecci inaspettati. A chiudere Your Fake Name is Good Enough for Me ,che nei suoi sette minuti si evolve ed alterna parti strumentali a intermezzi cantati approdando infine ad un delicato congedo corale.

Le influenze vanno dal primo Neil Young ai Byrds all’opera di paroliere di James Taylor. Non mancano le cadute di stile (Big Burned Man ad esempio, oppure l’eccessiva stucchevolezza di Tree by the River)  ma i testi maturi e gli alti picchi poetici sono la conferma che Iron and Wine continuerà ad essere uno dei grandi cantautori della musica statunitense contemporanea.

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