Live Report: Le Città Viste Dal Basso @ Fenice Festival 2009

Un'emozionante serata ideata dai Perturbazione, che sul palco del Teatro Politeama di Poggibonsi duettano con Emidio Clementi, Andrea Mirò, Mauro Ermanno Giovanardi, Dente e Nada.

Le Città Viste Dal Basso

Poggibonsi (SI), Fenice Festival, 29 aprile 2009

live report

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perturbazionePochi minuti di ritardo sull’orario previsto e parte la clip che introduce l’ottava edizione de Le Città Viste Dal Basso, lo spettacolo ideato dai Perturbazione che racconta attraverso musica e parole il concetto di “città” e tutto quello racchiude: incontri, ricordi, emozioni si snodano seguendo un fil rouge che unisce gli uni agli altri attraverso le memorie legate al “luogo”, spesso fisico ma a volte puramente ideale.

Per chi è abituato alla pessima acustica dei rock club e dei palazzetti dello sport, godere della splendida acustica del Teatro Politeama di Poggibonsi – sede del Fenice Festival, che ospita l’evento – è un piacere smisurato.

Omaggiando la tradizione cantautorale italiana, la band piemontese apre  il concerto con una bella di interpretazione di Viaggi E Miraggi di Francesco De Gregori, per poi proseguire con una Genova Per Noi forse troppo difficile da apprezzare senza lasciarsi condizionare dai troppi ascolti stratificati dell’originale versione di Paolo Conte.

Alle spalle dei musicisti prende forma un’illustrazione di Matteo Pericoli, che disegnerà in tempo reale, nell’arco dello spettacolo, una suggestiva veduta di New York.

È il momento del primo ospite: sul palco sale Emidio Clementi, che – una volta preso possesso di basso e microfono – esegue insieme all’ensemble torinese La Città Morta e Vedute Dallo Spazio, intervallandole con una lettura. Le chitarre di Cristiano Lo Mele non sono quelle di Egle Sommacal, certo, ma il violoncello di Elena Diana si innesta perfettamente nei brani rendendoli più toccanti che mai.

Congedato Mimì, è la volta di Andrea Mirò. La compagna di Enrico Ruggeri sceglie di raccontare una città legata all’immaginario di una guerra troppo recente per la nostra memoria, e la voce vibrante non fa che accrescere le emozioni sprigionate dalla sua Primavera A Sarajevo e dalla successiva La Giusta Distanza.

Si presenta in scena leggendo un brano di Pasolini che sfocia senza soluzione di continuità in Natale A Milano: tocca a Mauro Ermanno Giovanardi. La lettura successiva, tratta da Rimini di Pier Vittorio Tondelli, fa da ponte verso una memorabile interpretazione dell’omonimo brano di Fabrizio De André, che vede il leader dei redivivi La Crus accompagnato dai cori di Andrea Mirò ed Elena Diana.

Si accendono le luci in sala, e già durante l’intervallo si possono notare i volti soddisfatti degli spettatori, ma dopo pochi minuti la voce di Nanni Moretti tratta da Caro Diario accompagna la platea verso la seconda parte dello spettacolo.

I Perturbazione eseguono l’unico brano da loro composto della serata – Agosto – per poi invitare sul palco il cantautore bolognese Dente, che – dopo un’introduzione quasi cabarettistica – propone due brani del suo recente album d’esordio: Domenica D’Agosto e Vieni A Vivere.

A questo punto i padroni di casa interpretano un altro gigante del cantautorato italiano: Firenze (Canzone Triste) di Ivan Graziani è la canzone che il sestetto sceglie per introdurre in scena la grandissima Nada. La cantautrice livornese legge un suo brano, per poi cantare Gesù e la commovente Sul Porto Di Livorno, capolavoro di Piero Ciampi che fa luccicare gli occhi a parte della platea.

Torna quindi sul palco Andrea Mirò che ci propone il nuovo singolo Prima Che Sia Domani, estratto dall’imminente album La Fenice.

Una clip audio che omaggia Poggibonsi introduce l’ultimo brano, che vede tutti gli interpreti – eccezion fatta per Emidio Clementi, che evidentemente preferisce non cantare – alle prese con quello che forse è il più famoso successo di Lou Reed: sulle note di Walk On The Wild Side si conclude il riuscitissimo spettacolo.

Meritata standing ovation per i protagonisti che, sinceramente e visibilmente commossi, tornano due volte sul palco per salutare il pubblico.

Un plauso a chi ha messo in scena una performance così indovinata e uno altrettanto sentito all’impeccabile organizzazione del Fenice Festival che fortemente lo ha voluto per concludere col botto la prima giornata della sua quarta edizione.

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