Blonde Redhead: Penny Sparkle

I Blonde Redhead proseguono la loro ricerca verso un pop-rock raffinato e ripetitivo. Penny Sparkle non delude le attese dei nuovi adepti ma spazza via definitivamente le speranze di un ritorno alle origini noise

Blonde Redhead

Penny Sparkle

(Cd, 4AD)

pop

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blonde-redhead-recensione-penny-sparkleCi sono scelte da fare nella vita. Penny Sparkle è la scelta dei Blonde Redhead. Inchiodarsi su se stessi per purezza. Oppure. Oppure vestirsi bene e uscire allo scoperto. Ci sarà sempre qualcuno che ti si getterà addosso con qualcosa di viscido, fiori o rifiuti che siano.

Prima i Blonde Redhead erano rifiuto, rumore da scasso, Pasolini, supponenza meneghina e lucidità newyorkese, selvagge allegorie post tutto e algidità giapponese. In una frase: qualcuno che ti batte frenetico sulla testa (i gemelli Pace, dei simpaticoni) e qualcun altro che ti uccide con la sua voce (la Kazu di Kazuality, sinuosa bestia rara).

E poi loro decidono di eliminare le tue serate passate a sentire La Mia Vita Violenta, ah i confusi anni novanta, le sconvolgenti trame da chitarra e batteria dei Nostri Gemelli, la Kazu che mi ansimava parlando di futurismo e strada. Un concerto anni fa, la Nostra, sullo sfondo una chiesa illuminata, delle scale e lei che scende quasi immobile: in una mano una pesca, nell’altra un bicchiere di vino bianco. Il vino bianco era Misery is a butterfly, perfetto connubio di asprezza e docilità (pensa a Pink Love, lampo rosa dei nostri tempi); la pesca era 23, lucido ossimoro di pasoliniana memoria, chitarra e sintetizzatori, rabbia trattenuta, colori oscuri, monotonia addolcita sapientemente. Ora con il nuovo album i Blonde Redhead vogliono diventare di pubblica lubricità (forse vuol dire qualcosa).

E qui potremmo concludere la recensione. Invece bisogna dire che i Blonde Redhead non hanno più bisogno di una batteria e di una chitarra, infatti hanno fatto un nuovo album di pop raffinato (girate alla larga dal video del singolo Not Getting There, di rara bruttezza e ovvietà, ma mi dico io, con tutti i registi iper-alternativi che conosceranno, affidarsi a un regista di spot di detersivi per piatti, quest’ultimo peraltro risulta più intrigante del sopraccitato video). E allora la fresca Here Sometimes: ti soffoca a suon di caramelline, ma circola bene dentro qualsiasi essere umano, come sniffare ossigeno. Love or Prison non sai se ucciderla o amarla, non finisce più questa litania di Kazu, e l’ossimoro riemerge, distonia e formalismo, dolcezza di voce per sadicità di parole. Ma qui mi voglio fermare, il resto non è indispensabile, ma neppure innocuo, vedi la dolcezza di Spain e la voracità sussurrata di Penny Sparkle.

Un consiglio: prendete Dillinger è morto del Ferreri Marco in videocassetta, fatelo partire con l’audio al massimo (è un film muto), contemporaneamente a Penny Sparkle. Mai una morte è stata meno amara, mai una notte è stata tanto sconvolgente, mai è stato così piacevole uccidere e rivendicare amore. Altri usi sono sconsigliati.

Kazu, non preoccuparti, siamo ancora innamorati di te, però riemergete dalla fossa, vi prego.

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Federico Pevere
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