Tuttonero! recensione disco omonimo

I Tuttonero! da Torino escono con un disco omonimo che pensa, domanda e risponde, tra rock e verve acuta, con un pizzico di sfrontatezza che premia

Tuttonero!

s/t

(I Dischi Del Minollo)

pop

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TUTTONEROL’ironia e la “lingua biforcuta” sono le doti personali con cui i torinesi Tuttonero! (con l’esclamativo finale) condiscono la loro musica in questo esordio omonimo, undici tracce dal sapore stilistico vario, una “misticanza” di pop, vagheggiamenti tex mex, spigoli indie-punky e rock stralunato che – anche se non ha l’ambizione di soverchiare chissà quale miracolistica – si fa ascoltare piacevolmente e finisce di far parte dell’ascolto fisso di una tua giornata particolare, di un bel ritaglio di tempo da stimolare in sovrappiù.

Non un lavoro da prendere sotto gamba, sotto la veste “bighellona” che mistifica il tutto, si nasconde una “mente artistica” pensante, fuori dalle vacuità e al centro delle tematiche e della magagne della società che ci attornia, un senso diretto e consapevole che – senza tanti giri di note – le suona a molti. Il quintetto piemontese propone un impatto sonoro e lessicale tutto sommato preciso, che si fa scoprire man mano che la tracklist snocciola le sue storie, una mina vagante di verità e cuori aperti che è più che sufficiente per far tornare a circolare un minimo sindacale di sangue incazzato e dalla forza interiore riappropriata, il resto è cronaca da ascoltare a tutto volume per gasarsi e pisciare sulle ipocrisie del quotidiano.

Il sudore colato di Clash Brunch, Lo-fai), gli spigoli rock di Bisogna aver paura, la psichedelica a mantra diffusa dalla bella Mike non c’è e il calore/colore mediterraneo che occupa Canzone popolare sono le chiavi basilari per entrare nel circuito totale di questo disco che sì vede tutto nero, ma lo fa accecando di luce chi non vuol vedere e tanto peggio chi non vuol sentire!

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