The Way Of Purity: Equate

Equate è il secondo album a firma The Way Of Purity, una misteriosa band che tiene segreti i propri volti, nomi e nazionalità, e propone un blackened metalcore militante, che porta avanti la causa dei diritti degli animali

The Way Of Purity

Equate

(Cd, WormHoleDeath Records)

metalcore

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The Way Of Purity- EquateTutto iniziò nel marzo 2009, quando su myspace apparve la prima canzone a firma The Way Of Purity, una misteriosa band che tiene segreti i propri volti, nomi e nazionalità (unica eccezione la bella e giovane singer Tiril Skårdal).

Come sancito dall’album di debutto, il gruppo si propone di suonare Crosscore, ovvero una particolare miscela di derivati metallici estremi, chiaramente scandinavi, e richiami alla scena americana di estrazione HC. Ma ancor più delle ovvie influenze musicali, la proposta del sestetto sul nuovo Equate (preceduto dall’Ep Biteback) è caratterizzata dal forte messaggio che vogliono trasmettere. La via della purezza è infatti un percorso di ritorno alla natura/naturalità della vita, la bellezza e la giustezza del mondo animale (Artwork Of Nature), in contrapposizione al corrotto mondo dell’uomo.

Questo militante blackened metalcore, o comunque lo si voglia chiamare, accompagna e sostiene un vero e proprio manifesto programmatico, una dichiarazione d’intenti alla cui base si trova un corpus di simboli e significati piuttosto nutrito, così come vasta e varia è la sua controparte musicale, che spazia fra mazzate tipicamente death-core (Death Abound Everywhere e Eternal Damnation to René Descartes) e momenti melodici e decisamente più accessibili (Eleven, For All Who Trieved Unheard).

Stupisce positivamente il growl infernale della bionda Tiril, capace anche di clean vocals di tutto rispetto, mentre il resto della band mostra una preparazione tecnica ed esecutiva di tutto rispetto. Nei microsolchi di Equate trovano spazio anche le collaborazioni con Damien della valida one-man band black russa Stielas Storhett, e con Giulia Stefani dei Ravenscry, nonchè una bella cover degli Interpol (A Time To Be So Small), a ulteriore conferma dell’eterogeneità di fondo del progetto.

Prodotto in Italia (presso i MathLab Studios, insieme a Jonathan Mazzeo) e mixato ai celeberrimi Finnvox Studios, questo secondo lavoro dei The Way Of Purity riesce a dare ulteriore spessore e sostanza a una realtà artistica quantomeno particolare, sia a livello tematico/concettuale, sia d’immagine.

Non un fuoco di paglia basato sul sensazionalismo e sul gusto per la provacazione (citando l’auto-presentazione del disco: “Noi siamo la mano di Dio, siamo qui per portare il messaggio degli animali a tutti i bugiardi, deboli, prostitute, drogati, ninfomani”), ma un approccio convinto e sincero, che dimostra di saper e volere offrire qualcosa di più delle musica. Una realtà artistica particolare e senza dubbio interessante.


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