The Big Pink: Tapes

Nell’epoca delle macchine e della globalità, basta poco per realizzare un brano e farlo conoscere al mondo. The Big Pink dà visibilità a una nuova generazione di musicisti americani e alla loro elettronica spettrale

The Big Pink

Tapes

(Cd, K7)

electro-rock

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the-big-pink-tapesCara vecchia Inghilterra…terra di fini cantautori e band simbolo di un’epoca, ma anche precorritrice dei tempi, culla del synth pop e humus che ha generato ogni sorta di stile. Non stupisce quindi che un duo come The Big Pink, al secolo Robbie Furze e Milo Cordell, provenga proprio da quest’isola. Balzati agli onori della cronaca nel 2009 con l’uscita del loro primo album, A brief history of love, eccoli un anno dopo impegnati in un progetto volto a dare risalto alle tracce di musicisti appartenenti a un peculiare genere musicale.

Nato con l’obiettivo di ‘creare qualcosa in grado di portare l’ascoltatore in un luogo diametralmente diverso da questo’, Tapes dà voce alla generazione dei ‘Bedroom producers’ e a un modo nuovo di fare musica. Internet ha avuto un ruolo rivoluzionario anche in questo settore, dando la possibilità a chiunque di comporre brani senza nemmeno uscire dalla propria cameretta e di farli circolare in tutto il mondo nel giro di pochi minuti. Affascinato da questa prospettiva e dalla musica – un po’ sognatrice, talvolta spettrale – di questi produttori, Milo Cordell ha esplorato un territorio nuovo e diverso, portando alla luce realtà nascoste, il più delle volte autoprodotte e uscite solo sul web.

Ne è nata quindi una selezione di 19 brani, rivisitati da Cordell per sottolineare queste atmosfere spaventose e misteriose già insite negli originali. Un continuum spazio-temporale tra cui spiccano Slow Dancing, traccia di apertura dei Gr†ll Gr†ll, dove voci ancestrali si fondono con atmosfere volutamente distorte; Snake eater di Joker, dove il cantato femminile si staglia su ritmi dubstep e ancora Fantasy (The XX), dai suoni di basso e chitarra talmente ovattati da sembrare registrati in una caverna.

Degne di menzione Mumbai degli oOoOO, che secondo Condrell riassume perfettamente l’intero album e la direzione scelta dai suoi remix; Salem, che racchiude in sé tutti gli aspetti della decadenza americana e un pezzo degli stessi The Big Pink, la loro personale rivisitazione di Velvet dei Gang Gang Dance. Tra suoni stridenti e metallici e sonorità di sogno o incubo, per dare voce a chi la musica la fa davvero per l’urgenza di trasmettere qualcosa, e non semplicemente per la fama o il successo.

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