Ronin
Adagio Furioso
(Tannen)
post-rock
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Adagio Furioso è il nuovo disco dei Ronin. E probabilmente il loro più bello.
Sempre più lanciati verso panorami internazionali, inserire i Ronin nel catalogo post-rock è un azzardo, ma tanto è un contenitore ormai buono per tutte le stagioni. È comunque un azzardo perché ormai nell’ambito post-rock affluiscono band e dischi che sono le copie e i cloni di sé stessi, da parecchi anni a questa parte, mentre i Ronin…
I Ronin preferisco atmosfere paesaggistiche, cinematiche, a tratti debitrici dei migliori Calexico e/o probabilmente ispirate ai film di David Lynch prima maniera, che poco o nulla hanno a che fare con gli Explosions in the Sky e i loro epigoni.
Bruno Dorella e soci preferiscono invece prendere per mano l’ascoltatore e portarlo con loro in un viaggio sognante, ad occhi aperti, in cui la pace interiore viene spesso interrotta da tensioni emotive totalizzanti e senza paura di suonare come “eroiche”.
Nel mezzo sofisticatezze percussive, intrecci di chitarre, un violino che s’affaccia timido (Nicola Manzan), meno timido del flauto di Claudia Muratori, e la voce di Francesca Amati in Far Out, a spezzare un disco altrimenti interamente strumentale.
Tensioni emotive, dicevamo, che trovano il loro massimo sfogo nella conclusiva Ex, termine di un viaggio che era iniziato con la promessa di paesaggi bucolici, ma che invece porta negli inferi urbani. Adagio Furioso, appunto.
Dei Ronin ci eravamo già occupati in occasione del loro Live in Amsterdam e dei dischi Fenice e L’Ultimo Re.
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