Vök: Figure

I Vök di Figure trovano e usano la formula magica: dream pop + trip-hop + shoegaze elettronico = un bell'album di electro-pop

Vök

Figure

(Nettwerk/Bertus)

dream-pop, electro, trip-hop

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Vök figure recensione2013, 2015 e 2017: queste le tre tappe dei Vök, anni in cui hanno pubblicato – in sequenza – due EP e ora finalmente l’album.

Fondati come duo, allargatisi a quartetto, i giovanissimi islandesi – a dispetto della loro latitudine – hanno scoperto l’acqua calda: dream pop + trip-hop + shoegaze elettronico = un bell’album di electro-pop.

Figure scorre via liscio come l’olio, tra atmosfere ritmiche alla Portishead, sviluppi melodici alla Daughter, delicatezze alla XX.

Non ci si lasci però travisare dagli – ingombranti – paragoni: i Vök con Figure hanno fatto un bel disco, dove c’è (anche) farina del loro sacco. E comunque trovare la quadra di tante e tali influenze senza risultare stucchevoli… non è cosa da poco.

Figure ha dalla sua il fascino, il mistero e la magia della voce di Margrét Ràn Magnùsdòttir, ma anche una dolcezza che attraversa tutto l’album, rendendolo perfetto per riscaldare il cuore e rinfrescare la pelle di queste bollenti sere estive.

Dai Vök ci aspettiamo ancora tanto, sono giovanissimi e hanno le carte giuste per trovare una cifra stilistica decisamente più personale; le qualità compositive ci sono, con solo un po’ più di coraggio…

 

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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