Ulan Bator: En France/En Transe

Viaggio tra rituali esoterici e ossessioni diaboliche: En France/En Transe è il ritorno infernale degli Ulan Bator con uno sguardo al passato

Ulan Bator

En France/En Transe

(Cd, Acid Cobra Records)

experimental  rock, esoteric rock

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En France/En Transe: riparte da questo album l’intento degli Ulan Bator di trasportare l’ascoltatore verso i lidi più dilatati della coscienza. Per il gruppo francese guidato dall’instancabile Amaury Cambuzat si tratta infatti di un ritorno alle origini: basti ricordare l’ipnotico e claustrofobico incedere dei brani di Vegetale, disco del 1997.

Il rinnovamento del gruppo passa anche attraverso il cambio della line-up: ad affiancare Amaury Cambuzat (chitarra e voce), ora ci sono Diego Vinciarelli al basso, Luca Andriola alla batteria e Nathalie Forget all’ondes martenot, particolare strumento francese simile al theremin ma dotato di una tastiera.

Il nuovo lavoro degli Ulan Bator pone maggiore attenzione alla componente infernale della musica, sviluppando atmosfere spirituali e prettamente esoteriche.

Difficilmente inquadrabile in un genere preciso (come ogni loro album del resto), En France/En Transe adotta strutture “free” che non rispondono a regole musicali preimpostate. Il gruppo francese prende ispirazione dalla sacralità degli Aphrodite’s Child, dall’occultismo dei Current 93, dalla magniloquenza funerea degli Swans, dal dadaismo dei Faust; non ultima fonte d’ispirazione sono le atmosfere ossessive del primo Nick Cave con i Bad Seeds. L’album in ogni caso non è succube delle ispirazioni: come sempre il gruppo francese riesce a creare quell’alchimia che rende personalissimo il loro suono.

La claustrofobica TakeOff che apre il disco catapulta subito l’ascoltatore in un’altra dimensione: è fortissimo il senso di  smarrimento nei paesaggi sonori oscuri. Il brano è un crescendo di inquietudine fra rumori strozzati ed ipnotici, che esplode in un baccanale di distorsioni, effetti e percussioni, con un ticchettio nervoso che si fa sempre più penetrante.

Nel ritmo tribale di We R You voci agghiaccianti sono disturbate da frequenze noise: è una discesa negli inferi, tra fumi e fiamme, dove i demoni consumano i loro cerimoniali. Il ritmato mantra tibetano Ah Ham è guidato da uno spiritato ondes martenot, che lotta tra distorsioni lancinanti, basso cupissimo e voci malefiche in lontananza.

Il sacerdote del demonio Cambuzat recita su Colère la sua messa nera su sottofondo paranoico e claustrofobico, figlio degli incubi urbani dei Throbbing Gristle. Bugarach, un’esplosione apocalittica tra feedback e volumi che si impennano, è dedicata all’omonima cittadina francese, località dove secondo delle leggende esoteriche sarebbe custodito il Santo Graal. La placida atmosfera di Song For The Deaf prova a rasserenare il clima da incubo creato fino ad ora: l’incantesimo si spezza quando su un pow-wow si insinua una voce profonda e mefistofelica.

Il viaggio continua con la cupa Fakir, dotata di caratteri orientali e voci mistiche.

Un altro vertice d’inquietudine è l’esorcismo di Jesus B.B.Q.: tra pianti maledetti, suoni tremolanti, voci indemoniate e possedute, l’atmosfera luciferina si fa tetra e profonda.

Le voci in En France/En Transe invece sono chiaramente in trance mistica: i rumori disturbati, il corposo basso e l’ossessivo ritmo tribale rendono il brano non meno tetro dei precedenti.

L’album è un vortice infernale di terrificanti inquietudini: l’esoterismo si impossessa di tutte le tracce di questo En France/En Transe, in un crescendo claustrofobico e paranoico che rapisce l’animo dell’ascoltatore. L’effetto trance è garantito dall’ossessivo incedere dei brani, dove l’ambasciatore del demonio Cambuzat recita le sue liriche introspettive e diaboliche. Dalle atmosfere dannate emerge la qualità compositiva degli Ulan Bator, che in questo caso raggiunge livelli forse superiori ai precedenti lavori. En France/En Transe entra prepotentemente tra i candidati a miglior album del 2013.

http://www.ulanbator.biz/

 

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