Sibirka: La Notte è Meno Nera dell’Uomo

Secondo album per i siciliani Sibirka e il loro noise rock introspettivo che analizza le inquietudini dell’uomo e la complessità dell’animo umano

Sibirka

La Notte è Meno Nera dell’Uomo

(Seahorse)

noise rock

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sibirkaI Sibirka sono un quartetto originario di Milazzo nato nel 2010 che ha fatto proprie le sonorità noise in questo secondo disco, La Notte è Meno Nera dell’Uomo, un rock che su certi passaggi abbraccia una dark wave minimalista, con testi impregnati sul turbamento umano nati da una certa voglia di esprimere la percezione del presente e che li ha proiettati allo sviluppo di questo album composto da undici canzoni.

Dopo alcuni concerti locali e la partecipazione ai festival regionali la band ha pubblicato nel 2013 Farlena, disco d’esordio di alternative rock che aveva al suo interno buoni brani rocciosi. A tre anni di distanza è rimasta l’attitudine malinconica e introspettiva che componeva la parte centrale del loro debut album.

La Notte è Meno Nera dell’Uomo infatti risulta ripiena di brani di atmosfera, notturni, interiori, sognanti, ma in generale scuri, in cui possiamo accostare riff e linee melodiche tra U2 (Stato Zero, Parlatemi) e Joy Division (Cantico del Fuoco, Naufragio), assieme ad alcune sonorità noise lineari tra Marlene (Ombre, La Resa) e Sonic Youth (Ruggine), ma non incisive e graffianti quanto mi sarei aspettato dopo il primo album.

Senza dover mortificare il buon lavoro della band che riesce a produrre dei bei suoni, riuscendo a darmi la mazzata con l’abuso di elettronica a martello in alcuni brani come in Scende la Notte, trovo che i Sibirka siano però un gruppo da tenere d’occhio. Credo che i brani elettrici del primo disco e la matura produzione sentita sul secondo lavoro (suggerendo maggiore sperimentazione, qualche coraggioso assolo e non semplici riffetti ridondanti) possono dare le giuste coordinate per proporre un terzo album più maturo.

La Notte è Meno Nera dell’Uomo riprende una frase riportata ne L’Uomo che ride di Victor Hugo, è un disco intenso, profondo, con quell’anima dark noise che personalmente piace molto, pieno di suggestioni sonore ipnotiche che vanno premiate, grazie anche ad un’attenzione verso tematiche sociali che parlano di migranti in difficoltà e spalate di merda gratuite sui social network. Certo le liriche andrebbero nettamente migliorate, ma nella musica italiana si sente davvero di peggio.
Ma dato che RockShock non intende solo dare uno spazio alla musica emergente, ci sentiamo anche in dovere di spronare le nuove leve a migliorarsi senza risparmiarsi, perché lì fuori c’è una marea di artisti e, come mi diceva il buon Iriondo “le persone che hanno davvero qualcosa di interessante da raccontare prima o poi ce la fanno”.

 

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Luca Paisiello
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