Miss Stereochemistry: Harlequin (EP)

Quattro pezzi uno diverso dall’altro e cinque remix per scalfire solo alcune delle mille sfaccettature di Miss Stereochemistry e della sua musica senza confini

Miss Stereochemistry

Harlequin

(Spleen-Prod./Rock’n’Pop Factory)

electro, folk, swing

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Karla Hajman è la donna che si cela dietro il nome Miss Stereochemistry; una donna versatile, nata a Belgrado, cresciuta in Italia e residente a Berlino, che nella sua musica mette veramente tutta sé stessa e le sue esperienze, in un melting pot di culture, lingue e religioni di ampissimo respiro. Un corpo che racchiude identità diverse, proprio come il suo EP, Harlequin, che non si ferma davanti a limitanti confini di genere.

Harlequin è una collezione di memorie di viaggio: racconta storie ambientate tra Barcellona, Istanbul, Belgrado e Berlino, episodi importanti della vita dell’artista, luoghi che incarnano uno stile e una visione ben precisi. Ogni traccia di questo lavoro è un momento a sé, che dura il tempo tecnico di una canzone, per poi condurti al capitolo successivo, che apparentemente niente ha a che spartire con quanto l’ha preceduto. Eppure tutto questo fluisce in perfetta armonia, tenendo viva la curiosità, l’attenzione, nonché le aspettative, dell’ascoltatore.

Parte la title track, che narra la nascita di due amicizie speciali, e nel mio immaginario mi trovo catapultata in un gazebo del sud degli Stati Uniti ad ascoltare questo swing ritmato che farebbe ballare anche una statua, quando inizia Echo love, che fa da ponte con la New wave anni ’80 per lasciare spazio a un soft pop decisamente orecchiabile sul quale si articola una riflessione sui rapporti umani oltre i confini tra la vita e la morte.

Shut up and fuck me è l’inno degli one-night-stands rivisitato in chiave electro-swing; diretto e canzonatorio, stupisce perché a cantarlo è una donna, ma l’intento è proprio quello di ricordarci che i ruoli sociali sono parimenti interscambiabili. Chiude l’EP la cover di Smells like teen spirit, inno generazionale non solo del grunge, che i più considerano intoccabile, ingentilita qui dall’inserimento dei fiati per acquisire un allure leggermente funky.

I cinque brani restanti sono remix dei pezzi originali tra cui spicca una versione speciale di Harlequin in chiave trip-hop, ad opera del progetto Kinestatics che Karla condivide con Steven Rutter dei B12. Il filo conduttore dei remix, così come delle canzoni di questo cd, è la voglia di sperimentare, di allargare i confini di genere, senza tuttavia allontanarsi mai da un’eleganza di fondo che sembra essere il marchio di fabbrica di Miss Stereochemistry.

 

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Simona Fusetta
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