Lacuna Coil: Dark Adrenaline

Dark Adrenaline spinge sull'acceleratore sin da subito e porta in scena un efficace scontro di contrasti, energico e orecchiabile

Lacuna Coil

Dark Adrenaline

(Cd, Century Media)

metal, gothic metal

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Lacuna Coil Dark AdrenalineHo ascoltato per la prima volta Dark Adrenaline, il nuovo album dei milanesi Lacuna Coil, in modo disordinato, saltando qui e là per il disco, come decideva il momento, per scoprirlo disseminato di conferme e sorprese che poi, ascoltandolo anche in modo più canonico, dall’inizio alla fine, si ricompongono in un’espressione solida e decisa.

Arrivata alla sesta opera da studio, la band, lanciatissima dal punto di vista internazionale, confeziona una album che calca molto la mano sulla loro anima più dark e pesante, senza mancare in molti passi di essere ‘delizioso’, anche se l’aggettivo in un contesto tale può sembrare stridente.

Una produzione adamantina ne valorizza i vari elementi, che si nutrono a vicenda, senza lasciare nulla a perdersi per strada, dalle voci di Cristina Scabbia e Andrea Ferro che si alternano e intrecciano in modo molto più incalzante che in passato, alle chitarre che spesso prendono il primo piano ritagliandosi momenti molto intensi, ai ritmi serratissimi che in alcuni pezzi si fanno di velluto, allentando, ma solo un poco, la tensione.

Apertura gotica e in grande stile con il primo singolo estratto dall’album, il bel Trip The Darkness di cui trovate il video in questa pagina, seguito dall’affilato Against You, che frulla insieme aggressività, velocità e venature dark e melodiche. A cascata, e sempre con un minutaggio essenziale, il respiro grandioso ed energico di Kill The Light e un leggero ammorbidimento di toni, più lenti e leggeri, in Give Me Something More. Nella parte centrale dell’album assistiamo a una specie di altalena tra i toni forti di Upside Down e I Don’t Believe In Tomorrow, piccolo monumento gotico, e il più malinconico e pop End Of Time. A seguire l’attacco buffo e la bella parte vocale di Intoxicated, e poi The Army Inside, potente ma con meno presa. E’ poi il turno della cover, totalmente inaspettata, di Losing My Religion dei R.E.M., reinterpretazione pressoché totale e dall’intensità crescente, che alla fine risulta personale e interessante.

Chiusura con i suoni sporchi e tesi di Fire (che è da subito diventato il mio brano preferito nell’album) e l’epica melodica e liquida di My Spirit.

Fino a marzo, la band sarà impegnata in un lungo tour che toccherà Stati Uniti e Canada, per spostarsi poi verso il sud del continente americano.

 

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Miranda Saccaro
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