Camurrìa: RoccAgreste

RoccAgreste - dei siciliani Camurrìa - è uno dei quei dischi da ascoltare tutto d'un fiato e che allo stesso tempo spiazzano e non annoiano mai l'ascoltatore proprio per la sua versatilità musicale e poetica

Camurrìa

RoccAgreste

(Seltz)

rock agreste


 

CAMURRIA RoccAgresteÈ ormai un bel po’ che i Camurrìa hanno deciso di tornare sulle scene, rispettivamente, con un’intensa attività live, costituita da un nuovissimo spettacolo in cui amalgamano musica, divertimento e riflessioni, ed un nuovo progetto, forse il più ambizioso e completo della band di Enna. Infatti il 2014 è stato per i Camurria un anno intenso che ha portato la band ad essere fra i protagonisti di una manifestazione importante come il Sonica Fest, tenere uno strepitoso live acustico durante la Giornata Nazionale delle Lingue Locali. suonare al Sorseggio, storico locale ennese, ma soprattutto partorire l’album RoccAgreste.

I loro concerti presentano ogni volta un percorso sempre più maturo per il loro frammischiare energia, buona musica ed ironia con una spiccata forza rappresentativa.

Il nuovo lavoro RoccAgreste è davvero completo poiché rappresenta la vera identità musicale e poetica della band. Collocare i Camurrìa in un solo genere è contemporaneamente un lavoro riduttivo ed ostico, infatti presentano un sound variopinto e dalle mille sfaccettature in grado di amalgamare i generi più disparati ed apparentemente lontani fra loro come ska, folk, rock’n’roll, samba. blues, canzone d’autore e perfino lo swing/jazz anni ’20/’30. Così come i testi, scritti in italiano, inglese e dialetto, sono allo stesso tempo colti ed impegnati ma anche ironici ed a tratti cabarettistici, in bilico fra amore, nostalgia e temi sociali.

L’album è un gioco di parole fra Rock Agreste, il loro genere, e Rocca Agreste, nome immaginario di una delle 5 montagne di Enna, fra l’altro l’unica provincia che non ha sbocchi sul mare. L’elemento principale che lo domina è proprio la montagna con le sue atmosfere rievocate sia nei suoni tipici della chitarra classica che nei testi che esprimono contemporaneamente nostalgia, emozione e libertà, in una parola malinconia, infatti alcuni intermezzi collocati rispettivamente in apertura, in chiusura e nel cuore di esso esprimono proprio il distacco dalla montagna ed il profondo impatto col mare e la città. Le tracce Intro, Inno e Ricordo Montanaro raccontano di quanto detto sopra col sottofondo rispettivamente di atmosfere montanare evocate sia dal tipico sound folk, le prime due con la chitarra classica mentre la terza sembra quasi una marcia solenne, ed anche da caratteristici rumori come ruscelli ed uccellini, sempre nelle prime due, esprimendo nel testo la morale di RoccAgreste. La prima traccia è anche un preludio della successiva, intitolata Cantico, che racconta l’esodo dalla montagna nei dettagli a suon di reggae, folk e ska.

Altri temi che dominano l’album sono, oltre alla nostalgia, l’amore a 360 gradi e la denuncia sociale. Infatti dopo Cantico si prosegue con Blues del Motozappa e Tu Mà, brani che esprimono, soprattutto il secondo, un’intensa nostalgia per il passato, in cui si viveva in maniera semplice ma genuina, contestando ampiamente un presente noioso e plastificato senza passatempi adatti. Ed in Tu Mà vi è un grosso rimpianto per il cibo sano e naturale delle campagne, la tuma appunto, in contrapposizione a quello odierno preconfezionato in una città che ha sovrastato le terre, l’effetto è simile al ragazzo della Via Gluck. Blues del Motozappa invece esprime semplicemente il rimpianto per i modelli di una volta senza marmitta catalitica e che consumavano meno maldicendo anche il venditore dell’odierno modello difettoso. Il sottofondo musicale che accompagna i due brani si espande notevolmente con un incipit blueseggiante, rock’n’roll ed additittura jive e, naturalmente, con una citazione parodistica del twist nella prima, mentre la seconda presenta un rock di matrice ’70/80 ed un interludio tangheggiante.

In molti brani invece è presente la tematica amorosa sotto molteplici aspetti; Serenata in la minore è la storia di un amore finito in cui lui si strugge al ricordo di lei durante una notte lunga, afosa ed insonne proprio a causa della sua assenza, quindi si affida alla fede per ritrovare la serenità; La musa pazza è l’altra faccia della medaglia in cui si narra di un’orgia in cui lui immagina di essere con una decina di donne, paragonate proprio a delle vacche, ed alla fine l’unica con cui rimane si rivela possessiva, arrogante e vanitosa ma di cui non si può fare a meno per non rimanere da soli. Non a caso, la traccia è preceduta dall’intermezzo Ci vuole l’orgia in cui viene ripetuto il titolo fra finti orgasmi ed oh yeah pronunciati in modo eccitato; Traficu a Villa invece coniuga amore e nostalgia, in particolare il ricordo di una notte fra due amanti, una botta e via ma indimenticabile e purtroppo rovinata dall’arrivo del padre che li coglie in flagrante. Canzoni d’amore queste con testi per niente banali e raccontati sia in modo poetico, Serenata e Trafico, che ironico ed umoristico, La musa pazza. Musicalmente tutte presentano chiare influenze patchanka in stile Manu Chao, Traficu contiene anche elementi di samba.

Il resto dell’album alterna brani di denuncia sociale, cover e qualche altro intermezzo; Canzone del Sud è preceduta da ben due intermezzi, Triste ma Vero e Rock Agreste, che alternano i generi più disparati, rock, mazurka, jazz e fusion, ed affronta il tema sempre attuale dei pendolari che migrano da Sud a Nord in cerca di lavoro e fortuna, nel caso specifico vi è un precario che in 20 anni non ha trovato nulla e deve arrancare anche a causa di una moglie viziata con cui procrea in abbondanza e si esaurisce al punto di vendere il deretano; Catunìa parla invece dei litigi familiari che avvengono da qualche generazione a causa delle abitudini e dei gusti musicali che cambiano. La prima presenta un tappeto sonoro composto da punk rock, reggae e ska ed un testo che sfiora il comico soprattutto nelle battute finali, mentre la seconda rievoca certe sonorità jazzistiche degli anni ’20/’30 come il charleston.

RoccAgreste  è uno dei quei dischi da ascoltare tutto d’un fiato e che allo stesso tempo spiazzano e non annoiano mai l’ascoltatore proprio per la sua versatilità musicale e poetica. Considerando l’attuale musica italiana, una manna dal cielo.

 

 

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Angelo Amitrano
Angelo Amitrano
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