Intervista a IOSONOUNCANE

Uno degli esordi più interessanti del 2010. Ospite di Rockshock, Jacopo Incani in arte Iosonouncane. Due chiacchere fra sperimentazione, live e aspettative per il futuro

iosonouncane intervistaOggi è ospite di RockShock una delle rivelazioni più interessanti del panorama italiano.

Un’artista che mi ha impressionato sin dai primi ascolti di canzoni come Il Corpo Del Reato, Sesto Stato, I Superstiti che si presentano come istantanee potenti, ispirate. Canzoni forti come un pugno nello stomaco, difficili da digerire.

IOSONOUNCANE è un caleidoscopio musicale che frulla cantautorato italiano, crude realtà contemporanee e riferimenti che vanno dall’elettronica al pop. Una vera e propria sorpresa.

Due chiacchere fra un tour che sta attraversando le principali città italiane e la profonda provincia.
Sperimentazioni di un’artista che con un solo album all’attivo (La Macarena Su Roma, Trovarobato) ha catalizzato l’attenzione dei media. IOSONOUNCANE è Jacopo Incani, un 28enne che dopo aver lavorato in un call center ha deciso di appendere la cornetta al chiodo e di imbracciare la chitarra per dare vita al suo progetto musicale.

Da quel momento qualcosa è cambiato. Per lui e anche per noi.

Abbiamo fatto due chiacchere con lui e questo è quello che ci siamo detti.

RockShock: Come nasce il progetto IOSONOUNCANE, qual è stato il motivo che ti ha spinto a produrre la tua musica?

IOSONOUNCANE: Dall’età di tredici anni ho sempre e solo suonato con degli amici sardi in un gruppo. Poi, per varie ragioni, il gruppo (che si chiamava Adharma) si è sciolto nel gennaio 2007 ed ho deciso di continuare da solo. Così è nato IOSONOUNCANE.

RS: Il tuo primo disco, Macarena Su Roma, ha avuto una risonanza incredibile. Effettivamente un lavoro
sorprendente. Ti aspettavi tutta questa attenzione? Avevi capito che stavi per pubblicare qualcosa di importante?

IOSONOUNCANE: Non credo che il mio disco sia importante, sinceramente. Credo sia solo un primo passo, un primo riassunto. Ovviamente son felice per l’attenzione ricevuta, ma sono proiettato altrove. Mi interessa suonare, sostanzialmente. E credo che l’importanza di un progetto stia nella (eventuale) capacità di portarlo avanti e cristallizzarlo. Su questo mi concentro, questo mi diverte: vedere dove si può arrivare musicalmente.

RS: Com’è avvenuto il contatto con la Trovarobato, interessante etichetta bolognese che ha pubblicato
il tuo album.

IOSONOUNCANE: Ci conosciamo da anni, dai tempi degli Adharma. Ci siamo incrociati, in diversi momenti, senza mai, però, avviare un sodalizio. Quando, poi, Michele e Gianluca hanno sentito quel che stavo facendo da solo, si sono subito dimostrati interessati e mi hanno proposto, direi immediatamente, di lavorare con loro.

RS: Ho ricevuto per caso una tua demo con versioni alternative a quelle ufficiali: Grandi Magazzini
Pianura e Summer on a Spiaggia affollata mi hanno sorpreso per l’irruenza e la cattiveria artistica.
Sono versioni precedenti all’uscita dell’album?

IOSONOUNCANE: Sono precedenti, si. Risalgono a circa due anni e mezzo fa. Facevano parte del “Primo pacchetto tematico gratuito” (cioè sei pezzi, poi riregistrati e inseriti nel disco, che registrai in casa e misi in freedownload). Tra quelle versioni e quelle del disco ci sono stati due anni di tantissimi concerti e pochissime prove. Li vedo come due momenti diversi. Da entrambi voglio prendere qualcosa (soprattutto per quanto riguarda il “metodo”) e buttar via tanto.

RS: Leggendo in giro i pareri sul tuo disco i riferimenti si sprecano. Da Gaber a Syd Barrett, da Battisti ad addirittura gli Animal Collective. Io in realtà ho saputo che sei un grande fan di Fabrizio De Andrè.

IOSONOUNCANE: Quei riferimenti li ho dati io, all’inizio, per giocare. Ovviamente sono riferimenti reali, cose che ho ascoltato ed ascolto ancora adesso. E, si, sono un grande fan di De Andrè. Difficile non esserlo. Ma credo mi influenzi pochissimo. Mi influenza molto meno rispetto a cose che, magari, amo con intensità sicuramente minore ma che sento più attuali, più vicine al mio linguaggio (penso soprattutto a Dalla).

RS: La scena cantautoriale italiana sta vivendo la nascita di nuovi talenti genuini: Casador, Le Luci della
Centrale Elettrica, Dente, Iosonouncane. Ti senti parte di questa fase? Di questa scena?

IOSONOUNCANE: No, assolutamente no.

RS: Hai girato l’Italia con un Tour nei club delle maggiori città, e non solo. Parlando con te mi è sembrato di capire che è stata un’esperienza toccante e impegnativa: Bologna, Napoli, Firenze, Roma. Com’è stato portare la tua musica davanti alle persone?

IOSONOUNCANE: L’Italia la sto ancora girando. E forse nei prossimi mesi la girerò ancora di più. Sicuramente si tratta di un’esperienza stupenda (in fin dei conti faccio, ora, quel che ho sempre voluto fare). Sicuramente è anche un’esperienza molto stancante (io, inoltre, non avendo la patente, mi sposto sempre in treno). I concerti variano da città a città. Capita di suonare in locali murati di gente, con un pubblico davanti che sa benissimo chi sono e conosce i pezzi; così come, anche se più raramente, capita di dover fare dei concerti davanti a pochissime persone che, magari, mi sentono per la prima volta. In certe situazioni il pubblico è attentissimo, partecipa. In altre no. In linea di massima la mia politica è quella di non far sconti. Mai e a nessuno.

RS: I tuoi testi sono un caleidoscopio dell’Italia attuale: lavori sottopagati, politiche sociali decadute,
calcio, centri commerciali e democrazia in pericolo. Che ruolo ha la musica in tutto questo?

IOSONOUNCANE: Ho scritto quei testi perché in quel preciso momento ne avevo personalmente bisogno. Per attitudine, formazione culturale, educazione, esperienze vissute, non riesco a non guardare alla Storia se non attraverso la prospettiva di un uomo o una donna, attraverso un fatto microscopico, quasi ridicolo. E viceversa. Questo credo sia il filo conduttore nella mia scrittura. Però non sposo assolutamente l’idea di una qualche utilità “politica” del far canzoni. Anzi, io credo che le canzoni facciano ben poco (e sicuramente nulla di politico). Le canzoni incidono sul gusto di chi le ascolta. Questo è ciò che fanno e non possono non fare. Detto ciò, allora, credo che quello del gusto sia un terreno di resistenza molto attuale e vitale, un terreno partigiano. Di questo son convinto e, di conseguenza, credo che rincorrere l’idea di un’arte “utile” porti a produrre roba già morta, vecchia, retorica. L’arte deve spostare in avanti il gusto, non rincorrerlo. Insomma, ci si può anche vestire di grandi intenti rivoluzionari e riempire le canzoni di retorica militante, per poi finire a suonare una roba profondamente datata e reazionaria.

RS: Quando sono venuto a vederti la prima volta dal vivo non mi aspettavo minimamente il tipo di concerto che hai poi portato sul palco. La chitarra acustica rispetto al disco perde il suo ruolo da protagonista: campionatori, elettronica, cover surreali. La sperimentazione sembra una tua prerogativa.

IOSONOUNCANE: Se non si sperimenta si è morti. Io voglio trovare il mio, non dare al pubblico quel che penso lui voglia. Ho grandissimo rispetto per il pubblico, per l’intelligenza delle persone, per il loro gusto. Non voglio aiutare le persone a sedersi.

RS: Cosa dobbiamo aspettarci quest’anno da Iosonouncane?

IOSONOUNCANE: Molti concerti e materiale inedito.

RS: Allora ci vediamo ad uno dei tuoi concerti.

IOSONOUNCANE: Grazie e buona giornata!

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