ELK: World

World dei ELK è un viaggio notturno a tutto volume che ha la capacità di vivere la vita fino all’ultimo respiro, per questo un disco da tenere stretto tra un pensiero e una boccata di libertà

ELK

World

(Autoproduzione)

soul, funky, rock

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ELK-worldSe ci si avvicina all’album del quintetto lombardo degli ELK, World – partendo da La Paz e dai presupposti che è un album da ascoltare a manetta e possibilmente durante un viaggio in auto di notte, solitario e carico di riflessioni dolciastre – appare chiaro che le coordinate della band sono policrome e difficile tra trovare tra i circuiti “indienerdyeblabla”, è musica ricercata tra soul, funky, rock, soluzioni dreaming e vivida di quella sovrapposizione timbrica e atmosferica sullo stile di Sandra Nasic dei Guano Apes, quella formidabile progressione di suoni e ritmiche ansimanti che tormentano di piacere qualsiasi ascolto e che pone le basi per una radiofonicità eccellente e brillante.

La bella voce di Monica Cadeini – una Grace Slick del contemporaneo underground – giostra, gioca e colora la tracklist come un volere e valere di forma cangiante, asimmetrica, filante di acid espressivo, praticamente una capacità di muovere parole e timbri con l’equilibrio volante di una libellula; non da meno il resto degli ELK, una batteria sonante ispiratissima che cesella questo viaggio senza mai lasciare scoperto un pertugio, un frame, tra la fitta rete di arrangiamenti che sorreggono l’intero registrato. Un disco di concretezza e di melodia elettrica, feedback, eccitamenti, piccole perle arpeggiate e quell’eleganza rocker che non si sporca mai con l’eccesso, ma ne prende il lato più curato, la parte concentrica e lo pone su un piatto d’ascolto d’argento come pochi sanno fare nell’odierno.

Si, un bel viaggio, prospettano gli ELK con World, un buon passo in avanti per loro e per palinsesti in fregola, un disco che si destreggia tra le alchimie dense di riverberi, ritmi, fuori dal rock cerebrale, dentro l’intelligenza visionaria che fa tiro giusto per porsi all’attenzione dei più; ascolti il muggito di basso di Gialos, gli svisi Settantiani che ricamano Wigan, i voli prog dentro London e la coralità di Hokkaido e poi tracci le somme e viene fuori che è un disco che piace da morire e fa sognare mondi migliori.

Cool!

 

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Max Sannella
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