Duranoia: recensione disco omonimo

A 4 anni di distanza da Sinceri Equivocati tornano i Duranoia con un piccolo assaggio di 4 brani di tenue indie rock, in attesa del nuovo album

Duranoia

s/t

(Autoproduzione)

indie rock

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recensione-duranoiaGruppo indie di Vigevano, i Duranoia nascono ufficialmente nel pavese nel 2007 cercando di stabilizzare nel corso degli anni la line up basata sul singer e chitarrista Davide Sandri e il bassista Davide Valenti. All’alba del 2010 si sono fatti conoscere con il loro primo EP recensito su queste pagine, e un anno dopo mi sono occupato del loro album autoprodotto, Sinceri Equivocati. Dopo tutto questo tempo ero quindi contento di ascoltare il loro nuovo lavoro che ci viene proposto alla nostra redazione attraverso un nuovo Ep composto da 4 brani di indie rock d’autore, che intende essere un nuovo punto di partenza.

Il brano di apertura Testo a Capo può rievocare i Ministri in erba con il suo ritmo elettrico spedito e l’incedere melodico di chitarra e basso, in cui si affaccia qualche lusinga post-rock nel corso del brano. Le musiche di Lieto Fine è un intenso, notturno e mesto brano alla Marlene tenuto bene da linee ipnotiche e un canonico finale con distorsori che riempiono l’aria.

I Racconti di Katy B. è un sostenuto arpeggiato solenne con ritornelli quasi urlati con buone idee nel finale ma che andrebbero arrangiate con una certa sperimentazione. Nel complesso in questi quattro pezzi si nota uno stile e una struttura con una certa soluzione di continuità, con un suono tra l’asciutto e l’irrequieto considerando che Agente Arancio non si distingue particolarmente rispetto ai due brani precedenti.

I Duranoia sono molto attenti al sottobosco indie italico che non mancano di promuovere attraverso il loro profilo Facebook, e questo gli rende molto onore. Loro non lo sanno, ma ho tenuto il loro album del 2011 nel cassetto, come faccio per tutti quei gruppi di indie rock italiani che, dopo una recensione su Rockshock, penso che potrebbero valere la pena di seguire.

Questo Ep senza titolo esibisce una pacatezza che sovrasta l’esuberanza sonora latente, e mi auguro di trovare in un più ampio prodotto discografico una produzione più scintillante in grado di far risaltare meglio quelle buone qualità intraviste nel disco precedente.

 

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Luca Paisiello
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