A Hawk and a Hacksaw: Délivrance

Poche parole. Tanta musica. Una kermesse di suoni da ogni angolo del mondo. Un’insieme di colori, ritmi, odori, persone. In un costante dialogo tra tradizione ed innovazione si muove Délivrance, ultimo album dei A Hawk and a Hacksaw.

A Hawk and Hacksaw

Délivrance

(Cd, The Leaf Label)

folk

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ahawk_delivrance_coverDélivrance si apre con un canto arcaico, Foni tu Argile, che scopriamo poi essere una canzone tradizionale greca. Attacca poi l’eco della modernità, senza voce, senza recitazione. Lo spazio viene totalmente affidato alla musica. Una musica che richiama le isole del mar Egeo a tal punto da rendere impossibile non muovere ogni parte del corpo.

Ciò che sorprende nell’ascoltare l’album degli AHAAH (A Hawk and a Hacksaw, letteralmente  “un falco ed un seghetto” ?!) è la varietà dei suoni e la gamma strumentale. Il gruppo formato da Jeremy Barnes (voce, armonica e batteria) e Heather Trost (violino), ha collaborato con The Hun Hangár Ensemble conosciuta in Ungheria e con Kálmán Balogh, specialista nel cymbalum gitano. Il risultato è una produzione variabile ma sorprendente nonostante la sua ripetitività. Difatti, fedeli alla tradizione delle danze popolari, i brani sono caratterizzati da una costante base musicale, una cellula melodica che funge da ritmo costante sul quale adagiare il resto delle sonorità.

Talvolta la fusione tra queste due parti musicali risulta bizzarra, come in Kértesz, tra l’altro uno dei pochi brani in cui ascoltiamo la voce di Jeremy. Si presenta con una sorta di cadenza lamentosa che ricorda il canto di Dave Gahan (Depeche Mode), peccato che qui non abbiamo nulla a che vedere con il synth pop del gruppo britannico.

Gli AHAAH sono partiti dal New Mexico (USA) per toccare la terra europea e non: Ungheria, Turchia, Israele, Nuova Zelanda, Australia … ed anche se le dieci canzoni di Délivrance sono ispirate al periodo ungherese, al loro interno vi è il sapore di tutti i luoghi visitati. Luoghi nei quali i giovani artisti si divertivano a dare luogo ad happening musicali in grado di coinvolgere musicisti di passaggio, turisti, ed ogni altro tipo di persona attratto dalla musica!

Tornando ai brani, sono spesso lunghi e caratterizzati da un leitmotiv già menzionato. Oltre alla loro caratteristica etnicità, come si definisce la musica al di fuori dei confini occidentali, queste composizioni sono curiose in titolo ed andamento ritmico. Come la rocambolesca The man who sold his beard che dopo un dialogo tra violini impazziti, si chiude come le colonne musicali di Ennio Morricone nella Trilogia del dollaro di Leone. Oppure come Raggle Taggle che si apre come un lento incedere e si scatena successivamente in musicalità dal sapore irlandese. Potremmo citare ancora Turkyie, Zibiou e Vasalia carries a flaming skill through the forest, un nome e un programma … che vale la pena ascoltare!

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